domenica 9 settembre 2007

V-Day: 1633 firme a Borgomanero

Enorme successo del V-Day a Borgomanero: 1633 firme in un giorno, a quanto pare un risultato vicino a quello di Novara. Nei due punti di raccolta un flusso praticamente continuo di cittadini a firmare. Gente venuta apposta dai comuni vicini. Molte persone erano già informate sull'iniziativa attraverso il blog di Grillo o dai giornali.
A livello nazionale si parla di 300.000 che è un numero enorme ma a me sembra perfino sottostimato. Se in tutta Italia l'adesione fosse stata simile a Borgomanero potrebbero essere parecchie di più.

6 commenti:

OrtaBlog ha detto...

Rispetto alla svolta messianica degli ultimi anni preferivo di gran lunga il Grillo di una volta, quello che 25 anni fa faceva 'Te la do io l'America'.
Mettendo da parte la mia naturale diffidenza verso chi predica troppo bene devo dire di condividere molte delle idee dell'(ex)comico.
Il V-Day è stato un grande successo che, credo, testimoni la stanchezza che molti Italiani hanno nei confronti dei politici di qualsivoglia schieramento.

Giuseppe Volta ha detto...

un bel commento di Marco Travaglio sull'unità:

Ma quale antipolitica
di Marco Travaglio

A vedere i telegiornali di regime, cioè praticamente tutti, sabato a Bologna e nelle altre piazze non è successo niente (molto spazio invece al matrimonio di Baldini, l’amico di Fiorello). A leggere i giornali di regime (molti), il V-Day è stato il trionfo dell’«antipolitica», del «populismo», del «giustizialismo» e del «qualunquismo». In un Paese che ha smarrito la memoria e abolito la logica, questa inversione del vocabolario ci sta tutta: la vera politica diventa antipolitica, la partecipazione popolare diventa populismo, la sete di giustizia diventa giustizialismo, fare i nomi dei ladri anziché urlare «tutti ladri» è qualunquismo.
E infatti, che il V-Day fosse antipolitico, populista, giustizialista e qualunquista, lorsignori l’avevano stabilito prim’ancora di vederlo, di sapere che cos’era. A prescindere. Non sapevano e non sanno (non c’erano) che per tutta la giornata, in 200 piazze d’Italia e all’estero, migliaia di giovani dei Meet-up grilleschi hanno raccolto 300 mila firme (ne bastavano 50 mila) in calce a una proposta di legge di iniziativa popolare che chiede il divieto per i condannati di entrare in Parlamento, il tetto massimo di due legislature per i parlamentari e la restituzione ai cittadini del diritto di scegliersi i propri rappresentanti sulla scheda elettorale. Cioè hanno esercitato un diritto previsto dalla Costituzione, quello di portare all’attenzione delle Camere tre questioni «politiche» quant’altre mai. E l’hanno fatto con l’arma più antica e genuina di ogni democrazia: la manifestazione di piazza.
Quella piazza che, quando la occupano Berlusconi e Bossi e Casini e Mastella per chiedere cose incostituzionali, tutti invitano ad «ascoltare». E quando la occupano un milione di persone senza etichette né bandiere (tante erano mal contate, sabato, da Bologna a New York, se alle 20 i firmatari della petizione erano 300 mila, altrettanti erano ancora in fila a mezzanotte e molti di più avevano desistito per fare ritorno a casa) diventa un obbrobrio da ignorare e rifuggire.
Mentre, nel V-Day after, riparto da Bologna per tornare a casa, chiamo Beppe Grillo per commentare a mente fredda: lui mi racconta, ridendo come un pazzo, che gli ha telefonato il suo vecchio manager, «Cencio» Marangoni, per dirgli che a Villanova di Bagnacavallo c’è ancora la fila ai banchetti. E a Villanova di Bagnacavallo sono quattro gatti, perlopiù di una certa età, e chissà come han fatto a sapere che c’erano i banchetti visto che non l’ha detto nessuna tv e quasi nessun giornale. Ma se a Villanova di Bagnacavallo si firma ancora, forse questa non è antipolitica: questa è superpolitica. È antipolitica difendere la dignità del Parlamento infangata dalla presenza di 24 pregiudicati e un’ottantina di indagati, imputati, condannati provvisori e prescritti? È antipolitica chiedere di restituire la sovranità al popolo con una legge elettorale qualsiasi, purchè a scegliere gli eletti siano gli elettori e non gli eletti medesimi? È antipolitica pretendere che la politica torni a essere un servizio che si presta per un limitato periodo di tempo (dieci anni al massimo), dopodichè si torna a lavorare o, se s’è mai fatta questa esperienza, si cerca un lavoro come tutti gli altri? È antipolitica chiedere rispetto per i magistrati e dire grazie a Clementina Forleo e ai giudici indipendenti come lei? Chi era a Bologna in piazza Maggiore, o in collegamento nel resto d’Italia e all’estero, ha visto decine di migliaia di persone restare in piedi da mezzogiorno a mezzanotte. Ha sentito Grillo chiedere il superamento «di questi» partiti, i partiti delle tessere gonfiate, dei congressi fasulli, delle primarie dimezzate (vedi esclusione di Furio Colombo, Di Pietro e Pannella), della legge uguale per gli altri; smentire di volerne creare uno nuovo; e rammentare che gli «abusivi» da cacciare non sono ambulanti e lavavetri, ma politici e banchieri corrotti o collusi. Un economista, Mauro Gallegati, spiegare i guasti del precariato in un mercato del lavoro senza mercato e senza lavoro. Un grande architetto come Majowiecki illustrare i crimini cementiferi che i suoi colleghi seminano per l’Italia e per l’Europa con la complicità di amministratori scriteriati, e le possibili alternative verso un modo «leggero» di pensare e costruire città e infrastrutture. Alessandro Bergonzoni spiegare la partecipazione democratica con una travolgente affabulazione («Chi è Stato? Io sono Stato»). Un esperto di energie alternative come Maurizio Pallante raccontare quel che si potrebbe fare nel settore ambientale ed energetico al posto di inceneritori, termovalorizzatori, centrali a carbone e treni ad alta velocità per le mozzarelle. I ragazzi di Locri lanciare l’ennesimo grido di dolore dalla Calabria della malavita e della malapolitica. Il giudice Norberto Lenzi rischiare il procedimento disciplinare per avvertire che il berlusconismo è vivo e lotta insieme a noi, anche a sinistra. Sabina Guzzanti prendere per i fondelli la deriva fuffista e conformista dell’informazione. I genitori familiari di Federico Aldovrandi raccontare, in un silenzio misto a lacrime, la tragedia del figlio morto due anni fa durante un «controllo di polizia». Massimo Fini tenere una lezione sul tramonto della democrazia rappresentativa citando Kelsen, Mosca e Pareto. Il giornalista Ferruccio Sansa sintetizzare la sua inchiesta sul «tesoretto» da 100 miliardi di euro che lo Stato non ha mai riscosso dai concessionari, spesso malavitosi, dei videopoker e altri giochi, una mega-evasione fiscale scoperta dal pm Woodcock e dalla Guardia di Finanza, ma coperta da incredibili silenzi governativi.
Alla fine ho parlato anch’io: ho ricordato Lirio Abbate minacciato dalla mafia; ho cercato di spiegare che la tolleranza zero deve cominciare, come nella New York di Giuliani, dai mafiosi e dai corrotti, non dai lavavetri e dagli ambulanti; e ho difeso Cofferati, che avrà tanti difetti, ma non quello di partire dai poveracci, visto che prima ha preteso legalità dagli imprenditori sullo Statuto dei lavoratori. Ho fatto parecchi nomi e cognomi, come tutti gli altri sul palco di piazza Maggiore. Ora scopro che fare i nomi sarebbe «qualunquismo»: e parlare in generale per non dire niente, allora, che cos’è?
P.S. Ho trascorso l’intero pomeriggio sotto il palco e sul palco, e mai ho sentito parlare non dico «contro» Marco Biagi, ma «di» Marco Biagi. Il nome «Marco Biagi» non è mai strato citato per esteso. S’è parlato un paio di volte della legge 30 che abusivamente il governo Berlusconi intestò al professore assassinato, che non poteva più ribellarsi, mentre un ministro di quel governo lo chiamava «rompicoglioni». E ne ha parlato Grillo per chiedere di riformarla, insieme alla legge Treu, aggiungendo che però «il vero problema non sono neppure le leggi: è che in Italia non c’è lavoro». Lo dico perché un amico, l’ex giudice ora assessore Libero Mancuso, che nessuno ha visto alla manifestazione, ha parlato di presunte «offese a Biagi». Posso assicurare che se qualcuno, dal palco, avesse davvero mancato di rispetto a Marco Biagi, su quel palco nessuno di noi, nemmeno Grillo, sarebbe rimasto un minuto di più.

Anonimo ha detto...

Sig.Volta, scusi l'informazione. Ma lei non era contrario al V-Day? Seconda domanda. Le pare che il partito democratico nasca su presupposti diversi da quelli tanto contestati, da un sempre maggiore numero di cittadini?
Terza ed ultima. I suoi amichetti Vercelli, Barcellini, Pastore, ecc.. sono quanto ci sia di più rappresentativo dell'innovativo concetto di classe dirigente scritto da statuto? Insomma il nuovo che avanza? Perchè mi pare che questi siano i pilastri su cui si fonda il PD in provincia.
Tutto ciò pensando che dall'altra parte, Silvio Berlusconi ha già creato quel bellissimo pupazzo radiocomandato "Bambola Brambilla" con la sua alternativa al PD, che mi sembra tragicamente coerente. POVERA ITALIA!

cittadino perduto

p.s. Rammento a tutti: Primo atto del Partito Democratico. Istituzione del collegio di probiviri per proibire a Pannella e Di Pietro di candidarsi. Partito Demo che?

Saluti

Giuseppe Volta ha detto...

per Anonimo Cittadino Perduto,
prima risposta: no, non ero contrario al V-Day. il 30-7 ho scritto su questo blog che aderivo, ho esposto il logo del VDay "io partecipo" in homepage e ho partecipato all'organizzazione e alla raccolta firme. Forse l'equivoco nasce dal fatto che ho pubblicato anche opinioni (di altri) contrarie al VDay che mi sembravano non banali e degne di essere lette.

seconda risposta: il modo in cui sta nascendo il PD non è il massimo, anche tra gli aderenti quasi nessuno lo considera perfetto, ci sono mille critiche possibili.
però se scegli di darti da fare direttamente spesso devi accettare anche soluzioni non ottimali, se aderisci a un partito difficilmente sarai sempre perfettamente d'accordo con le linee del partito, le regole(*) ecc... è normale
io il PD lo considero un passo avanti rispetto ai due partiti separati, e l'idea delle primarie migliorativa rispetto ai congressi delle tessere, anche se le liste bloccate e altri aspetti tecnici limitano fortemente la partecipazione "dal basso"

terza risposta: Vercelli, Barcellini e Pastore sono quanto di più rappresentativo ... ecc? io non mi scandalizzo se loro e altri impegnati in politica da lungo tempo aderiscono al PD, ANZI ne sono felice. penso però che il successo del pd si misurerà anche dal fatto che non ci siano SOLO loro, dall'inserimento di nuove persone e nuove idee a fianco di chi da tempo sostiene certi ideali

qualche precisazione:
1 - Barcellini aderisce al pd ma probabilmente non sarà candidato alle primarie (lo ha detto ieri sera)
2 - Sergio Vercelli è un sostenitore del partito democratico da molto tempo, da quando non ci credeva quasi nessuno, sarebbe paradossale che adesso se ne stesse fuori

(*)infatti alcuni si fondano un partito personale su misura

Giuseppe Volta ha detto...

il commento migliore tra i politici l'ha fatto Bersani.
Grillo, ha detto giustamente Bersani, è come un termometro della società civile, che misura un alto stato di febbre. "Inutile prendersela col termometro, se c'è la febbre" ha aggiunto Bersani.

Anonimo ha detto...

Se mai ci fosse qualche dubbio sulla validità della proposta di Grillo, ci pensa il buon Mastella a farlo scomparire. Dal sito di Repubblica, con tanto di foto, apprendiamo che il ns ministro di grazia e giustizia per godersi il gran premio di Monza ha usato nientemeno che l'aereo presidenziale per arrivare a Linate e poi uno splendido elicotterone per arrivare direttamente all'autodromo. Questo con le auto della polizia senza i soldi della benzina ed il cambio delle gomme, gli insegnanti che chiedono ai genitori di contribuire all'acquisto della carta e dei gessetti, i magistrati che si arrangiano in proprio per comperare il toner delle fotocopiatrici.
Forse il viaggio è stato un gentile omaggio dell'Aereonautica militare al ministro senza grazia e senza giustizia ed il bravo figlio con codazzo di amici e portaborse o forse il conto arriva (come sempre) a pantalone?